Dramma in atto unico

Sbircio la sala d’aspetto durante una piccola pausa di mezza mattina: vedo un paio di vecchie conoscenze e poi Irina – è con Masha, la figlia piccola, che saltella fra le sedie e corre fuori in giardino. La pancia di Irina è cresciuta notevolmente, mancheranno forse tre o quattro settimane all’arrivo del fratellino di Masha. Loro non mi vedono. Ridono, parlano amabilmente, c’è pieno di sorrisi e cordialità. Apro la porta è chiedo di chi sia il turno. Irina si volta con uno sguardo furente e senza dire una parola entra nell’ambulatorio, mentre Masha gioca a inseguire una farfalla in giardino. Si siede e mi dice “se lascia la porta aperta è meglio, che così Masha può acheter du cialis en ligne stare da sola e se ha bisogno mi trova”. Non c’è problema. Mi siedo… Scruto quel suo sguardo improvvisamente truce e chiedo “cosa posso fare per te?”…

– Il ginecologo mi ha detto che tu mi devi dare qualcosa per il raffreddore, che ho il naso intasato! Dice Irina con tono veemente e lievemente arrabbiato.

– Hai avuto febbre?

– No.

– Hai male da qualche parte?

– No.

– E che cosa hai?

– Ho il naso pieno di muco da dieci giorni e non ne posso più! E tu non mi vuoi dare niente! E così dicendo scoppia in un pianto disperato.

– Irina… Ascolta… C’è qualcosa che non va a casa? E’ successo qualcosa?

– Ho il muco nel naso! E allarga le mani come a chiedere qualcosa al cielo…

– Irina… Il muco nel naso non mi sembra un dramma… Parlami piuttosto di cosa ti senti, come stai…

– Non ho niente!! E grida ancora più forte. Ho il muco nel naso da dieci giorni!!

– E allora perché piangi?

– E non posso piangere adesso?! Neanche questo?! E così dicendo si alza, prende la borsa ed esce dall’ambulatorio con passo spedito. Recupera Masha dal giardino e se ne va.

Esco dall’ambulatorio con le mani sui fianchi, mi sento sereno, ma dispiaciuto un poco. In sala d’aspetto fanno spallucce e scambiamo un paio di occhiate silenziose con chi, in attesa, ha involontariamente assistito alla scena. La signora Franca mi guarda, sorride e dice “lei è padre no?… Certe cose le sa…”.

Sì, è vero… Sono padre. Certe cose forse non le so, ma le immagino meglio. E sono anche medico di famiglia: intuisco che, talvolta, il mio è un ruolo vicariante e, talaltra, un ruolo di parafulmine passivo. Certo è che quella mattina sarebbe stata benedetta la presenza di uno psicologo, meglio ancora se donna.