La sala d’aspetto è un luogo magico dove si veicolano le energie di tutte le persone che lì attendono. Un luogo dove si è costretti a ripassare la lezione, poiché davanti al medico si tenterà di dare una narrativa convincente alla propria paura. Nella sala daspetto si è costretti a dare forma solida e compiuta a tutti i meccanismi di difesa ed evitamento che hanno operato fino al giorno prima che decidessimo di andare dal medico, fino a un secondo prima che ci sedessimo. Ora si è lì e si deve mettere ordine. Tutti sanno che i medici si distraggono presto dai discorsi vaghi, dalle persone che si contraddicono, dalle paure irrazionali. Nessun medico presta attenzione a una persona che piange e basta, non ha il tempo… Non ha la forza. Pochi medici sono disposti a immaginare che il fatto saliente, comune a tutti gli astanti, segretaria e medico compresi, è la paura della morte. La morte è il solo segno, il dato clinico, la risultante scientifica assoluta, tutti i segni e sintomi sono sue sublimazioni, linguaggi, escamotages fisiologici, strutturali, ematochimici. Solo https://www.acheterviagrafr24.com/ la morte esiste e ognuno di noi ha un proprio modo personale di affrontarla. I pazienti della sala d’aspetto sono – nel momento stesso in cui si siedono – esseri umani coraggiosi, gli unici capaci di affrontare la propria morte. Il medico generalmente non ha questo coraggio. I medici studiano da una vita per negare la morte di chiunque, specialmente la propria. Da qui la necessità di studiare il sublime narrare che le persone hanno, ognuno a modo proprio, per dialogare con la morte. Nella sala d’aspetto si forma https://www.viagrasansordonnancefr.com/viagra-cialis/ un gruppo, un raccoglimento iniziatico, un cerchio che ha un suo centro preciso: la morte. Pian piano il paziente si distacca dal gruppo e si fa individuo, si prepara ad affrontare la propria narrazione personale da esporre al totem in camice bianco. Nella sala d’aspetto si decide se affrontare la propria morte ad occhi aperti oppure se evitarla ancora, rimuovere, negare, tenerla nell’oscurità, nell’inconscio e cadere così nell’involontario linguaggio della psicosomatica: il linguaggio segreto degli organi. La persona che si alza dalla sedia della sala d’aspetto deciderà se narrare al totem bianco una formulazione ondivaga, esitante, stereotipata, esitante, mal di gola, vertigini, dolore alle ossa, oppure parlare di ciò che lo angustia e lo affligge di più: la paura di invecchiare, il dolore di una perdita, la disillusione nei confronti della propria vita, un trauma, una difficoltà, un cambiamento importante: la paura di morire. Il totem bianco, il medico ha poche possibilità di sfuggire a tutte quelle morti individuali, che ogni giorno si trova ad incontrare e che gli ricordano la propria morte, e così assai spesso nega, chiude sbrigativamente, regredisce nel ruolo, si difende con la scrivania piena di oggetti messi a mo’ di barriera, scherza, razionalizza, ignora: insomma, si difende. Da queste premesse la necessità della presenza di uno psicologo, specialmente nella sala d’aspetto, un luogo le cui potenzialità curative decisive sono attualmente del tutto sottostimate. La presenza di uno psicologo risolverebbe la metà dei casi presenti in un ambulatorio medico, prima che questi si affaccino al medico stesso. Inoltre, non dimentichiamo un dato fondamentale: l’unico individuo dell’ambulatorio medico che ha necessità certa di supporto psicologico è il medico stesso.